Veronesi: «Io, vegetariano convinto. Per me stesso, per gli animali e per il pianeta»

 

Umberto Veronesi, oncologo e vegetariano convinto (Imagoeconomica)
Umberto Veronesi, oncologo e vegetariano convinto (Imagoeconomica)

di Giacomo Fasola e Valentina Ravizza

È uno dei vegetariani italiani più noti e, grazie alla sua autorevolezza di oncologo e al lavoro di divulgazione della sua Fondazione, ha avvicinato molti italiani alla dieta veg: il professor Umberto Veronesi, 89 anni, ci ha raccontato la sua esperienza personale di vegetariano. 

 

Quando si è avvicinato a questa scelta?
«Sono diventato vegetariano appena sono stato in grado di scegliere la mia alimentazione».

Cosa l’ha mosso mentre era ancora così piccolo?
«Mi ha spinto l’amore per gli animali. Sono nato in una cascina e gli animali sono stati i miei primi compagni di gioco, erano parte integrante della vita della comunità agricola. Il pensiero che i vitellini, i conigli o gli agnelli, che ai miei occhi di bambino erano amici, venissero massacrati per finire nel mio piatto mi ha portato a rifiutare la carne».

Ragioni etiche quindi?
«Sì, etiche prima di tutto, se nell’etica includiamo un principio morale applicato ai rapporti non solo fra uomini, ma anche con tutto il pianeta: non si può ingoiare qualcuno che si ama, in alcuni caso facendolo soffrire atrocemente».

Ha citato il rapporto con il pianeta: ci sono anche motivazioni ecologiche?
«In secondo luogo sono vegetariano per motivi di sostenibilità ambientale. Per ottenere un chilogrammo di carne da consumare occorrono 15 mila litri d’acqua, mentre ne occorrono meno di mille per ottenere un chilo di cereali. L’acqua è una risorsa scarsa e lo sarà sempre di più in futuro a fronte di un aumento costante della popolazione mondiale. Il consumo di carne gioca un ruolo anche nella scarsità di cibo che ci aspetta se noi occidentali non modifichiamo le abitudini alimentari ed è il maggior responsabile dell’attuale ingiustizia alimentare che fa si che circa un miliardo di persone muoia per fame o malnutrizione, da una parte della Terra, mentre un altro miliardo si ammala e muore per eccesso di cibo. I cereali destinati a nutrire i quattro miliardi di capi di bestiame che ingrassano la popolazione sovralimentata potrebbero infatti essere utilizzati per sfamare la gente sottonutrita».

Nei suoi libri, da medico, mette forse più in evidenza un’altra ragione: la salute.
«Oltre a queste  motivazioni c’è anche la salute. È provato che i vegetariani vivono meglio, perché si ammalano meno, e più a lungo».

La sua filosofia vegetariana riguarda altri ambiti della vita? L’abbigliamento, i cosmetici e i medicinali per esempio…
«No. Il veganesimo è cosa diversa dal vegetarianesimo. I vegani seguono la filosofia antispecista che rifiuta lo sfruttamento di una specie da parte di un’altra. Dunque i vegani non solo non mangiano prodotti di origine animale, come latte e uova, ma non utilizzano nessun oggetto che comporti una prevaricazione dell’uomo su un altro essere animato. Non è questo il mio caso».